A tu per tu con il Dottor Collarile

La chirurgia robotica si sta diffondendo in molti ambiti della medicina, incluso quello ortopedico, in particolare della protesica di anca e di ginocchio. Abbiamo posto qualche domanda al Dottor Collarile per capire meglio di cosa si tratta e quali sono i vantaggi di questa tecnica per il paziente.

Dottor Collarile, che cos’è la chirurgia robotica?

Innanzitutto dobbiamo distinguere la chirurgia robotica dalla navigazione chirurgica utilizzata per programmare la parte preoperatoria protesica e le informazioni durante la chirurgia.

Nel caso della chirurgia robotica, infatti, la programmazione preoperatoria e le informazioni intraoperatorie vengono associate all’esecuzione dell’intervento da parte di un braccio robotico a cui sono collegati i diversi strumenti chirurgici.

Prima dell’operazione viene effettuata una tomografia computerizzata (TAC) che fornisce tutti i riferimenti ossei (i cosiddetti reperi) e le caratteristiche ossee del paziente; queste informazioni vengono quindi elaborate da un software molto sofisticato e combinate con i reperi intraoperatori, consentendo una precisione estrema dei punti di riferimento durante la procedura chirurgica.

La peculiarità della chirurgia robotica è proprio l’esecuzione dell’intervento da parte del robot, quindi nel caso della protesica di anca e di ginocchio i tagli ossei vengono eseguiti dal braccio robotico. In particolare, nel caso della chirurgia protesica di ginocchio il braccio robotico esegue tutti i tagli tibiali e femorali; nella protesica d’anca il robot riesce a eseguire il taglio sul cotile, mentre la preparazione dello stelo femorale viene effettuata dalla mano del chirurgo.

Il robot può impiantare sia la protesi totale di ginocchio che quella monocompartimentale.

A mio avviso, la grande rivoluzione fornita dal robot è proprio sull’impianto della protesi monocompartimentale, mediale, laterale o femoro-rotulea che sia.

In quali casi utilizzate la chirurgia robotica?

Ci avvaliamo della chirurgia robotica in casi selezionati. Anche qualora il paziente stesso chieda esplicitamente di essere operato con il robot, in ambulatorio valutiamo attentamente la situazione per capire se il caso specifico sia adatto o meno a questo tipo di chirurgia. Infatti, in linea di massima, un singolo robot può impiantare un solo tipo di protesi, che non necessariamente è la più adatta a tutti i pazienti.

I criteri che ci guidano in questa scelta sono numerosi: l’età del paziente, il suo peso corporeo, la gravità della patologia, la via chirurgica da adottare, la necessità di impianto di una prima protesi o di revisione (al momento, infatti, il robot non esegue interventi di revisione).

Qualora riteniamo il paziente non idoneo alla chirurgia robotica, utilizziamo altre tecniche avanzate che però non comprendono il robot.

Quali sono per il chirurgo le difficoltà di questa tecnica?

Come per tutte le tecniche chirurgiche, anche la chirurgia robotica prevede una curva di apprendimento.

Nel caso di chirurghi già esperti in protesica, è necessario assistere in sala operatoria un chirurgo esperto in robotica per 15-20 interventi e poi seguire uno o due corsi teorici e di applicazione del robot su cadavere. In genere è necessario circa un anno per arrivare ad affinare la tecnica.

Le difficoltà principali sono rappresentate dall’ingombro e dalla trasformazione della tecnica chirurgica sul campo, che prevede l’impianto nell’osso dei cosiddetti tracker, una sorta di antenne che vengono posizionate sul femore e sulla tibia nella protesica di ginocchio oppure sul femore e sul bacino nel caso dell’anca. Si tratta di reperi che consentono al robot di acquisire in fase intraoperatoria dati sull’anatomia del paziente e combinarli con la TAC preoperatoria per avere tutti i punti di riferimento necessari a eseguire i tagli con precisione millimetrica.

Ovviamente il braccio robotico esegue quanto programmato dal chirurgo, che quindi deve essere esperto sia nella protesica sia nell’uso del robot per raggiungere i massimi risultati possibili.

Quali sono i vantaggi della chirurgia robotica?

Il più grande vantaggio di questa tecnica consiste nel minimizzare gli errori del chirurgo, rendendo la procedura più riproducibile.

L’ausilio della robotica consente inoltre una straordinaria precisione di posizionamento dell’impianto protesico, associata a un risparmio osseo e a una riduzione dei tempi di recupero postoperatorio.

Nel caso dell’anca, l’utilizzo della chirurgia robotica consente di massimizzare la stabilità della protesi, riducendo la probabilità di lussazioni postoperatorie.

L’uso della robotica, inoltre, permette di prevedere le lassità legamentose e fornisce importanti informazioni oggettive intraoperatorie circa il movimento e l’articolarità del dispositivo protesico.

Va comunque ricordato che il robot è uno strumento che assiste il chirurgo; è quindi sempre necessario non focalizzarsi sulla tecnica robotica in sé, ma affidarsi a un’equipe di chirurghi di alto profilo e di grande esperienza, che possa offrire un ampio ventaglio di opzioni e scegliere la soluzione e la tecnica chirurgica migliore in ogni specifica situazione.