La rotula è un osso sesamoide (ha l’aspetto simile ai semi di sesamo) situato nella parte anteriore del ginocchio; oltre a una funzione protettiva della struttura del ginocchio stesso, gioca un ruolo di fondamentale importanza per il movimento di estensione della gamba in quanto aumenta la forza del muscolo quadricipite.

La presenza di anomalie a carico delle strutture anatomiche che contribuiscono a mantenere la rotula in posizione (ossa, strutture legamentose e muscolari) fa sì che l’articolazione tra rotula e femore (articolazione femoro-rotulea) divenga instabile: la rotula tende così a fuoriuscire dalla sua sede naturale determinando il fenomeno della lussazione. 

Si tratta di un evento piuttosto frequente e più comune nelle donne, che a volte si verifica senza alcuna causa evidente, altre in seguito a un trauma. 

La lussazione provoca un dolore anteriore improvviso e molto intenso, oltre che un senso di debolezza/cedimento e blocco del ginocchio tali da rendere molto complicato svolgere le comuni attività quotidiane. 

Spesso per riportare in sede la rotula sono necessarie delle manipolazioni specifiche che devono essere effettuate da un ortopedico. 

Le conseguenze dell’instabilità 

L’instabilità rotulea (o sindrome femoro-rotulea) può determinare limitazioni funzionali dell’articolazione del ginocchio e dolore invalidante. Questo è causato dal sovraccarico e dall’infiammazione della cartilagine articolare determinati da un’alterazione del meccanismo di scorrimento della rotula stessa. 

Quando gli episodi di lussazione rotulea si ripetono è opportuno effettuare una visita con uno specialista ortopedico, che può richiedere l’esecuzione di approfondimenti diagnostici (radiografia, tomografia computerizzata, risonanza magnetica) per determinare con precisione le anomalie a carico delle strutture del ginocchio che causano l’instabilità e definire di conseguenza la strategia più opportuna per affrontare in modo adeguato la problematica. 

Approccio conservativo o chirurgico?

In genere, il primo approccio al problema dell’instabilità della rotula è di tipo conservativo.

In particolare, ci si avvale della fisiochinesiterapia per rinforzare il tono muscolare del quadricipite della coscia e recuperare la mobilità, con ottimi risultati nel caso di pazienti non candidati all’intervento chirurgico. 

L’approccio conservativo di tipo fisioterapico è opportuno anche quando la causa dell’instabilità non è ben definita; le variabili che intervengono sull’articolazione femoro-rotulea sono infatti molteplici ed è essenziale una diagnosi precisa per poter delineare il trattamento chirurgico più adeguato.

In caso di lussazione recidivante e/o in presenza di alterazioni anatomo-funzionali si rende necessario il ricorso a un intervento chirurgico volto alla correzione delle anomalie riscontrate.

In particolare, il fattore anatomico di rischio più frequentemente associato a instabilità femoro-rotulea e lussazione ricorrente della rotula è la displasia trocleare, ossia un’alterazione patologica della forma della troclea femorale (la sede in cui scorre la rotula), che si presenta piatta o convessa invece di essere concava.

Nei pazienti con displasia trocleare l’intervento chirurgico di correzione anatomica (trocleoplastica) è essenziale per modificare la profondità e la forma della troclea in modo che possa accogliere in maniera corretta la rotula impedendone lo scivolamento all’esterno durante i movimenti di flessione ed estensione della gamba.

In altri casi per stabilizzare la rotula è necessario effettuare un intervento denominato trasposizione della tuberosità tibiale anteriore, che permette di modificare la posizione in cui il tendine rotuleo si inserisce sulla tibia per consentire alla rotula di scorrere in modo regolare.

In definitiva, trattandosi di una condizione che tende a cronicizzare, in presenza di una rotula instabile che è soggetta a lussazione è mandatorio rivolgersi allo specialista ortopedico al fine di identificare le cause del problema e intervenire con le strategie più appropriate.