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CHIRURGIA PROTESICA DELL’ANCA

L’intervento di protesi d’anca dipende dalla patologia che ha determinato l’artrosi, dall’età del paziente, dal livello di attività svolta e della presenza di patologie generali associate. Tutte informazioni reperibili tramite un’accurata valutazione preoperatoria, ortopedica e radiografica. La scelta dell’impianto da utilizzare è rivolta alla migliore ricostruzione possibile della geometria articolare del paziente.

Protesi dell’anca 

In che casi si effettua 

  • Artrosi primitiva dell’anca 
  • Artrite Reumatoide o forme autoimmunitarie sieronegative;
  • Osteonecrosi asettica dell’epifisi femorale;
  • Artrosi postraumatica;
  • Artrosi secondaria;
  • Fratture sottocapitate del collo femorale

Vantaggi della protesi dell’anca 

Notevole diminuzione del dolore e maggiore capacità di movimento nelle azioni di tutti i giorni. Nella stragrande maggioranza dei casi, la mobilità dell’anca viene quasi completamente ristabilita ed è anche possibile ritornare a svolgere attività sportive leggere come tennis, corsa, nuoto e ciclismo non agonistico.  

I materiali di cui sono composte le protesi (titanio, ceramica, polietilene) le rendono estremamente resistenti all’usura e ottimali per l’integrazione con l’anca.  

Riabilitazione

Dopo un periodo di degenza di 2-3 giorni in reparto ortopedico, il paziente viene trasferito in un centro riabilitativo, dove svolgerà attività specifiche di rafforzamento di glutei e coscia volte al recupero della mobilità.  

La deambulazione è già possibile non appena il dolore post operatorio comincia a svanire, ed è consigliata per una più rapida ripresa. 

Riabilitazione

Dopo un periodo di degenza di 2-3 giorni in reparto ortopedico, il paziente viene trasferito in un centro riabilitativo, dove svolgerà attività specifiche di rafforzamento di glutei e coscia volte al recupero della mobilità.  

La deambulazione è già possibile non appena il dolore post operatorio comincia a svanire, ed è consigliata per una più rapida ripresa. 

Via anteriore: la tecnica mini invasiva per eccellenza

Il chirurgo dispone di diverse opzioni operatorie per accedere all’articolazione dell’anca. 

Gli interventi convenzionali comportano la compromissione parziale di muscoli e tendini, cosa che invece non accade con le tecniche mini invasive che fanno parte della MIS (Chirurgia Minimamente Invasiva). 

Tra queste, quella che in special modo rispetta i criteri di chirurgia minimamente invasiva è l’AMIS, ovvero l’approccio anteriore. Muscoli e tendini sono preservati grazie all’accesso tramite via intermuscolare e internervosa. Con questa tecnica il rischio di lesione è ridotto al minimo, garantendo anche un’incredibile velocità di recupero del paziente operato.  

Il fatto che non venga sezionato alcun tessuto muscolare porta ai seguenti vantaggi rispetto alle altre tipologie di approccio chirurgico: 

  • diminuzione del dolore post operatorio 
  • ridotta permanenza in ospedale 
  • cicatrice cutanea ridotta, quasi invisibile 
  • rapida guarigione 
  • limitata perdita di sangue 
  • bassissimo rischio di lussazione
  • prevenzione della zoppia

Tecnica chirurgica

A seconda dell’età e della corporatura del paziente viene scelto l’approccio chirurgico meno invasivo, per diminuire l’incidenza di complicanze e la necessità di trasfusioni.

Nell’accesso mini-invasivo anteriore, l’incisione può essere longitudinale o trasversa a “bikini”, sulla piega della coscia in modo da rimanere nascosta dagli slip. Sui piani profondi, sfruttando l’interstizio esistente tra il muscolo tensore della fascia lata ed il sartorio, questo accesso permette di giungere all’articolazione dell’anca e impiantare la protesi senza disinserire alcun muscolo. L’intervento per via anteriore può essere eseguito in maniera convenzionale, oppure con un letto operatorio dedicato con cui è possibile manovrare l’arto operato dall’esterno.

L’accesso mini-invasivo postero-laterale permette di raggiungere l’articolazione sacrificando solo alcuni muscoli extrarotatori dell’anca. Questa via di accesso consente un’ampia esposizione specie nei complessi casi di grave deformità come esito di patologie congenite dell’anca, ma allo stesso tempo favorisce una rapida riabilitazione, in quanto la muscolatura glutea non viene disinserita.

L’accesso laterale diretto permette una rapida esposizione dell’articolazione con un ridotto tasso di complicanze. Tuttavia essa rende necessaria la disinserzione parziale dei muscoli glutei, principali artefici di una corretta deambulazione. 

Questi tre approcci innovativi, eseguiti con tecniche mini-invasive, “tissue sparing” e scelti in base alle caratteristiche del paziente, consentono il contenimento del sanguinamento perioperatorio.

Qualsiasi accesso venga utilizzato dal chirurgo, la fase successiva dell’intervento prevede la resezione della testa femorale, la preparazione dell’alloggiamento protesico nell’acetabolo (bacino) e nel femore.

Nella maggior parte dei casi le componenti protesiche verranno impiantate “pressfit”, mentre in caso in cui la scarsa qualità dell’osso non lo permetta il chirurgo utilizzerà il cemento chirurgico.

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